Il governo di Tata Lucia
Un governissimo di Tata Lucia di Sos Tata, ecco quel che ci vuole. Abbiamo bisogno della austera bonomia dell’Ausiliaria di Salò con la sua divisa, quasi Chanel, che sembra concepita da un Karl Lagerfeld tornato bambino, folgorato dall’immaginario manga delle sculture di Takashi Murakami. E rifinita dall’incredibile cravatta allentata alla Nichi “narrazione” Vendola. Tata Lucia: la versione cartoon di Angela Merkel. Tata Lucia: più potente anche di Emma “carbonella” Marcegaglia (il cui viso ricorda una bistecca alla brace cotta a puntino che ti aspetti di vedere guarnita da patatine al forno).
Tata Lucia: il futuro. Tata Lucia: l’unica che può dominare l’infallibile divinità astratta del momento: “i Giovani”. Un nome collettivo, senza volto o età precisa. Ma furbissimi. Sveglissimi. Saggi, equilibrati, contemporanei, spietati e glamour come Tyler Brûlé: alla Rivoluzione preferiscono la Start-up. Ingiustamente vessati. Da un Paese cattivissimo. E loro, poverini, tutto il giorno a farsi il mazzo in chat. Tutto il giorno a “geolocalizzarsi” su Foursquare, a caricar foto su Instagram, a macinare “connections”. Mentre quei fannulloni dei vecchi a cazzeggiare in fabbrica. A perder tempo in acciaieria con il metallo fuso. O in studio fino a sera a compilar 740 per clienti che non pagano. Ma adesso arriva Tata Lucia, a fare un governo di Giovani.
Probabilmente non avranno neanche bisogno di farlo il Governo, forse fanno direttamente una App.
(da Style Il Giornale, luglio 2012)