L’arroganza del furgoncino
Scusa, tu ce l’hai un furgoncino bianco con la striscia rossa dietro? Ecco, perchè se non ce l’hai sei un perditempo, devo dirtelo. Ma te l’avran già spiegato loro, quelli col furgoncino, ogni volta che ti tagliano la strada, passano col rosso, svoltano senza freccia. E anche quando parcheggiano sul tuo passo carraio: “sto lavorando”.
Continui a non capire mi sembra. Ingegnere, cosa fai, il disegnetto del ponte? Coi calcolini per vedere se sta su? Ma dai, è lavoro quello lì? Il lavoro è solo quello che fanno loro, guidare furgoncini, scaricare tetrapack, maneggiare braghe in Teflon per il sottolavello. Tu te ne stai lì tutto il giorno in sala operatoria a fare interventi a cuore aperto, a giocare coi bisturini e i punti di sutura e lo chiami lavoro? Ma dai. Dove sei, in fabbrica, in catena di montaggio? Ma lì c’è il robottino che fa tutto lui ormai, basta solo che stai un po’ attento che la pressa non ti porta via una mano, dai, su. Al massimo ti colerà un po’ di piombo fuso in faccia. Vuoi mettere con loro, che son sempre lì a sgasare fra i vialoni e la circonvalla? Lo capisci che tutto il mondo grava sul loro furgone? È per questo che hanno sempre l’espressione cupa, severa, corrucciata, perchè son convinti che l’intero universo incomba sul loro furgoncino. Tutto il resto è una Gardaland spensierata di lavori inutili, che poi non si dovrebbero neanche chiamare lavori, perchè senza furgoncino bianco, bancali e braghe in Teflon non si può neanche parlare di lavoro in senso stretto. È più giusto chiamarli passatempi, svaghi, sollazzi, se non direttamente divertissement.
(da Style Il Giornale, settembre 2012)