L’uccellino di Twitter
Occhio a quell’uccellino lì di Twitter perchè non è innocente e ingenuo come sembra. É un rapace. Un potente geroglifico neo-pagano, quasi esoterico. Lo vedi appollaiato alla fine di molti annunci pubblicitari: è lui che concede il lasciapassare per la contemporaneità.
E tutti questi “copy”, ex-giovani in pantaloni militari e camicia, arrampicatori sociali travestiti da cazzoni creativi ancora indecisi se assomigliare a Nanni Moretti o a Lapo Elkann (ma che in cuor loro vorrebbero essere Flavio Briatore) tutti questi qui che fanno i disinvolti in realtà sono terrorizzati dall’uccellino. E non sono i soli: politici, attori, imprenditori, tutti lo temono.
E lui è sempre lì, irritante, muto, simbolico. Sembra silenzioso e discreto e invece urla continuamente: “ehi, la Rete sono io!”. Io sono la Rete, la Verità, la Democrazia. Ma anche ruffiano, seduttore di signore bene di mezza età politically correct che si sentono sbarazzine, sexy e quasi popolane a scrivere, anzi a cinguettare, “sapevatelo” e “capisciammè”. Insaziabile (lacchè e padrone al tempo stesso), riesce a far sentire “alla mano” gli intellettualoni di sinistra e “evoluti” i vecchi tradizionalisti di destra. Si è impadronito di un concetto-vagante fra i più sorprendentemente cretini degli ultimi tempi: l’imbecillissimo “Tempo Reale”.
È antipatico come Beep-Beep, quell’altro uccello, struzzo velocissimo, che faceva precipitare il povero Will Coyote nei canyon.
Ed è certamente più saputello anche di Topolino.
(da Style Il Giornale, agosto 2012)