Radical Chic e Popular Cheap

Se ti piace la cipolla di Tropea sei un radical-chic. Radical-chic per loro è uno che ha i soldi per comprarsi la Porsche Cayenne, e invece non la compra. Con la parola radical-chic loro sottendono in realtà altri insulti. Primo: comunista. Secondo: antipatriottico. E da oggi: mangiatore di cose buone di qualità.
Se uno spende tutti i soldi per comprarsi la macchinona tedesca allora va bene, se ne spende ancora per il telefonino americano o coreano va sempre bene. Ma se compri il culatello italiano di qualità, se compri il lardo di Colonnata originale, allora no. Non va bene. Sei antipatriottico. Già avevano insultato il povero Alemanno dandogli del radical-chic proprio perché aveva difeso il culatello originale. Questi qui che chiamano gli altri radical-chic sono i popular-cheap. Non hanno nè la schiettezza e la dignità del popolo nè la classe e la cultura della borghesia. Sono lì a metà. Non vanno nè nei ristoranti stellati, perché sono in soggezione, nè in trattoria a mangiare le acciughe. Perché si sentono fuori posto anche lì.
Per loro il ristorante giusto è quello dove vanno Costantino e Lele Mora a mangiare i gamberoni (cileni, congelati). La trattoria la considerano radical-chic. Roba da gente col golf di cashmere che parla sottovoce, donne di classe, pochi telefonini che squillano.
I popular-cheap odiano chi mangia acciughe col golf di cashmere. I popular-cheap sono indomabili, vogliono il salmone in pizzeria c’è poco da fare. Vogliono il branzino al sale con la luce al neon. Vogliono il bancone con gli antipasti al buffet. Loro con la testa sono sempre alla Valtur.
Se non bevono il limoncello gli sembra di non essere neanche usciti a cena. Vogliono il gestore ammiccante che gli dice che il limoncello lui lo propone “già da prima che andasse di moda”. Lo fa sua nonna. A questi qui bisogna insegnargli che c’è qualcosa di più importante nella vita di un Porsche Cayenne in leasing. I soldi ad esempio, quelli veri.

(da Horeca, aprile 2010)


24.10.2014 / + + +