Slang milanese

Lo slang della fretta inutile milanese si incarna nel “quando hai tempo”: lo senti al bar come introduzione per ordinare qualsiasi cosa, birra, caffé, panino. Quando hai tempo mi fai un caffé? Sembra amichevole e disimpegnato, in realtà vuol dire: immediatamente. Allora il barista si gira e dice all’uomo alla macchinetta: “aumenta un caffé”. Tanto varrebbe, per guadagnare secondi preziosi, rivolgersi direttamente al tipo che fa i caffé con un “aumenta un caffé”, così, tanto per saltare un passaggio. Anche il colpetto di clacson al semaforo appena scatta il verde sottintende un: “quando hai tempo ti levi dal *zzo?. Sarebbe da provarlo in un ristorante stella Michelin “Scusa quando hai tempo mi fai un piccione stufato a carbone con scaloppa di foie gras su letto di julienne di mandarino caramellato?” E poi mi raccomando, attenzione al “mi sembra strano” il potente passepartout del pianeta artigiani. Te lo dice il tecnico del computer o l’idraulico il giorno dopo la riparazione, quando gli spieghi che il problema si è ripresentato. Sembra un’affermazione di stupore e buona fede, di ingenua incredulità. In realtà è un insulto, mette in dubbio la tua parola, ti dà del quaquaraquà. Che bello invece il “ma dai”, fa rivivere il frizzante e simpatico menefreghismo degli anni Ottanta. Con un “ma dai” stronchi anche James Bond che ti racconta della fuga sugli sci. É molto da aperitivo a Brera, lo fai volare al Fioraio Bianchi, all’Ombra de Vin. Ma dai.

(da Style Il Giornale, maggio 2012)


24.10.2014 / + +